Troppo tardi per la vacanza, forse no.
Accompagno gli anziani anche
quest’anno in vacanza. Anzi, mi correggo, non sono anziani, sono il gruppo
dell’età evoluta. Ho spiegato loro sul pullman all’andata che sono il gruppo
dell’età evoluta.
Non più terza età, anni d’argento
ma persone evolute. Diciamo che sono anche l’ultima generazione di pensionati.
Quelli che hanno avuto la fortuna di andare in pensione tra i cinquanta e i cinquantacinque anni e che ora
hanno un’età che varia tra i sessantacinque e i novanta.
Sono fortunati e non se ne
rendono conto. Non comprendono bene la situazione di chi non ha più una
garanzia di andare in pensione, e tanto meno di chi non trova lavoro. Un mondo
nuovo e sconosciuto per loro. Un mondo che non appartiene loro e che li lascia
increduli e di cui non hanno bisogno di parlare. Parlano solo dei loro problemi
fisici legati al progredire dell’età. Parlano di come a volte si annoiano perché non hanno
nulla di cui occuparsi. I più fortunati
fanno i nonni.
Il papà aveva sessantasette anni
nel 1997 quando ha venduto l’azienda. Una sua scelta, una delle sue tante
scelte. Forse. Una pensione minima ma alcune rendite che gli permettevano di
vivere da pensionato. L’anno scorso l’ho invitato a partire con me e il gruppo.
Sorrideva, era indeciso. L’idea gli piaceva. Ma aveva dei ma. E io cercavo di
capire se quei ma erano suoi o erano frutto di condizionamenti. Da una vita ho
cercato più volte di capire se le sue
risposte erano sue o frutto di condizionamenti. La risposta alla fine era stata:
“Bello, brava, ci vengo l’anno prossimo”.
Ventisette maggio. Mare
Adriatico. Romagna mia. Stanza 106, doppia uso singola, comoda, bella vista
mare. Il gruppo è sistemato, ognuno ha la sua stanza. La vacanza può iniziare.
Io sono per due settimana il loro “angelo custode”. Papà non è venuto. Si è malato ad agosto dell’anno scorso. Dopo
mesi trascorsi tra ospedale e casa di riposo e giornate passate a guardare
documentari in tv e a gestire i parenti intorno al suo letto, il cinque maggio,
è partito per sempre accompagnato da Aladiah, il suo angelo custode.
La seconda sera in albergo
rientro nella mia camera 106 alle ore 22.30 circa e la Tv nella stanza accanto,
la 104, è accesa a tutto volume. Attendo con pazienza che gli ospiti decidano
di spegnere e dormire. Dopo un’ora controllo sulla lista del gruppo ma nessuno
ha assegnata la camera a fianco alla mia. Mezzanotte, la una, le due. Basta! Mi
decido a chiamare il portiere di notte.
Controlla e la stanza risulta
libera. Sale, apre la porta, la stanza è in perfetto ordine e spegne la tv che
trasmette a tutto volume documentari. Si
scusa con me per l’inconveniente che non riesce a spiegare. Mi augura la
buonanotte.
L'episodio non si ripete e la camera rimane
libera ancora per qualche giorno.
Sabato uno giugno arriva Mery con
il suo gruppo. Diventiamo subito amiche. Lei ha la stanza 104.
La spostano quasi subito. La
camera ha problemi di perdite di acqua ad una parete che l’idraulico non riesca
a sistemare e sono costretti a spostarla la terzo piano. Finalmente tutto a posto.
La camera 104 ora è in ordine pronta per nuovi ospiti. Nella 102 una coppia in
vacanza si sveglia in piena notte per il volume alto di un televisore e chiama
il portiere di notte: è nuovamente il televisore della stanza 104 che però io
stavolta e stranamente non percepisco. Papà ha capito che sono impegnata con il
mio gruppo e che ho bisogno di riposare tranquilla
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